La Calabria Sottosopra
Il blog
sabato 15 ottobre 2016
'Ndrangheta: latitante italiano arrestato in Portogallo
Francesco Di Marte, 53 anni, era ricercato da un anno
giovedì 12 gennaio 2012
La Calabria sotto assedio della ‘ndrangheta e nessuno batte i pugni a Roma
di Anna Laura Orrico
Sembra davvero una terra infuocata la Calabria di questi giorni. Se fossimo ufficialmente in guerra diremmo che siamo sotto assedio: da Cosenza a Caulonia passando per Lamezia Terme, da Vibo Valentia a Crotone per ritornare su a San Giovanni in Fiore è un continuo esplodere di bombe, minacce e assalti agli spazi della vita democratica e sociale di questa regione. Ma i calabresi non sembrano avvertire che siamo in guerra. E’ vero, nessuno ci ha informati ma è altrettanto vero che la Calabria non ha attenzioni da parte di nessuno né a Roma né altrove.
Sembra davvero una terra infuocata la Calabria di questi giorni. Se fossimo ufficialmente in guerra diremmo che siamo sotto assedio: da Cosenza a Caulonia passando per Lamezia Terme, da Vibo Valentia a Crotone per ritornare su a San Giovanni in Fiore è un continuo esplodere di bombe, minacce e assalti agli spazi della vita democratica e sociale di questa regione. Ma i calabresi non sembrano avvertire che siamo in guerra. E’ vero, nessuno ci ha informati ma è altrettanto vero che la Calabria non ha attenzioni da parte di nessuno né a Roma né altrove.
lunedì 9 gennaio 2012
Isola Capo Rizzuto: incendi e calunnie su internet, un sindaco nel mirino della 'ndrangheta
Nella tarda serata di sabato 7 gennaio, persone non ancora identificate hanno incendiato il portone d'ingresso del palazzo comunale di Isola Capo Rizzuto. L’Ufficio di presidenza di Avviso Pubblico esprime la sua totale e piena vicinanza al Sindaco Carolina Girasole, Vice Presidente dell’Associazione, e a tutta l’Amministrazione locale di Isola Capo Rizzuto per il vile atto intimidatorio.
venerdì 6 gennaio 2012
Il coraggio di denunciare la ndrangheta per non morire
Macchine bruciate, spari e intimidazioni. La testimonianza del leghista Modesto Verderio, consigliere comunale a Lonate Pozzolo che in solitudine ha denunciato le connivenze che diedero il via all’inchiesta Bad Boys e portò alle sbarre tra gli altri il boss Vincenzo Rispoli e altre decine di ndranghetisti. «Ho paura? Se succede qualcosa a me o ai miei figli sapranno chi è stato a uccidermi»
mercoledì 4 gennaio 2012
Reggio Calabria, la Camera di commercio azzera le tasse a chi denuncia il racket
La Camera di Commercio di Reggio Calabria premia le imprese che non si piegheranno al racket, offrendo l'esenzione dal pagamento del diritto annuale. In pratica imprenditori, commercianti e artigiani vittime di reati di estorsione, corruzione e usura che hanno denunciato i loro aguzzini e hanno collaborato con l'autoritá giudiziaria, fornendo elementi decisivi per la ricostruzione dei fatti e per l'individuazione e cattura degli estorsori e usurai, usufruiranno per cinque anni di un contributo annuale come rimborso di quanto dovuto e versato come tassa camerale.
martedì 3 gennaio 2012
Reggio Calabria: il patto tra la 'ndrangheta e lo stato e i retroscena due anni dopo l'attentato alla procura generale
I misteri e gli interrogativi a Reggio Calabria non sono finiti dal 3 gennaio 2010, quando un ordigno esplose sotto il portone della procura generale a Reggio Calabria. Un gesto eclatante che mise la magistratura reggina sotto i riflettori dell'opinione pubblica e all'attenzione del governo. Il video diffuso poco dopo, che riproduce le immagini riprese dalla telecamera di videosorveglianza istallata all'esterno dell'ufficio giudiziario, mostrava due persone su un motorino che lasciavano una bombola con una miccia accesa. Uno indossava una parrucca e scarpe da donna.
lunedì 2 gennaio 2012
Lotta alla 'ndrangheta: un 2012 decisivo sull'asse Reggio-Roma
dal Quotidiano della Calabria
La notizia dell’indagine a carico del collaboratore di giustizia Antonio Di Dieco per calunnia nei confronti del pentito Nino Lo Giudice è solo l’ultimo capitolo (per ora) di un groviglio di fatti che si muove su un asse ben preciso e cioè quello creatosi tra Reggio Calabria e Roma. La prima, eterna promessa capitale del Mediterraneo; la seconda capitale – vera – d’Italia e città eterna per eccellenza. Ma da qualche mese a questa parte c’è un filo rosso che tiene legate queste due realtà così diverse ed, al contempo, così vicine.
La notizia dell’indagine a carico del collaboratore di giustizia Antonio Di Dieco per calunnia nei confronti del pentito Nino Lo Giudice è solo l’ultimo capitolo (per ora) di un groviglio di fatti che si muove su un asse ben preciso e cioè quello creatosi tra Reggio Calabria e Roma. La prima, eterna promessa capitale del Mediterraneo; la seconda capitale – vera – d’Italia e città eterna per eccellenza. Ma da qualche mese a questa parte c’è un filo rosso che tiene legate queste due realtà così diverse ed, al contempo, così vicine.
venerdì 30 dicembre 2011
Il pm Facciolla: “A Cosenza tutti pagano il pizzo e nessuno denuncia”
di Mario Cribari e Francesco Ferro per Calabria Ora
Eugenio Facciolla ha due espressioni: col sorriso o senza.
Il tono di voce, invece, è sempre lo stesso, quasi baritonale. Un bel calabrese
insomma. Magistrato di lungo corso, pur se ancora giovanissimo, negli ultimi 15
anni ha istruito le più importanti inchieste giudiziarie, anti-mafia e non, del
Cosentino; prima nelle vesti di pm della Dda catanzarese, poi come sostituto
della Procura di Paola. Attualmente, ricopre il ruolo di sostituto procuratore
della Corte d'appello di Catanzaro. Lo incontriamo proprio a Cosenza, la sua
città, in occasione di un convegno sulla legalità a cui parteciperà come
relatore. Un'occasione propizia per commentare con lui i recenti scossoni
giudi-ziari che hanno interessato la Calabria e che hanno messo in luce
profonde connivenze tra criminalità organizzata, politica e istituzioni.
'Ndrangheta: ruolo sempre più attivo di mogli, mamme e sorelle dei boss
REGGIO CALABRIA Una 'ndrangheta sempre più ramificata
nelle regioni del nord dell'Italia con una capacità sempre più forte di
infiltrarsi nella politica e negli affari; il ruolo delle donne nella
gestione delle cosche e una nuova stagione di pentiti. Sono questi
alcuni degli elementi emersi nel corso del 2011 sul fronte della
'ndrangheta in Calabria e nelle sue proiezioni in altre regioni
italiane. Numerose inchieste condotte in Lombardia, Piemonte e Liguria
hanno dimostrato come con il passare degli anni gli esponenti delle
cosche calabresi che si sono trapiantati al Nord hanno costituito dei
"locali" riuscendo a gestire pacchetti di voti, appalti pubblici ed
esercizi commerciali, influenzare la vita pubblica. Ma l'inchiesta che
sicuramente ha suscitato maggiore scalpore è stata l'ultima, quella
condotta dalla Dda di Milano che ha portato all'arresto del consigliere
regionale della Calabria Francesco Morelli, del giudice Vincenzo Giglio e
dei presunti boss della cosca Valle-Lampada.
domenica 18 settembre 2011
Cava (Ance Calabria): "Per battere i collusi con la 'ndrangheta servono le white list"
Si dice pronto e già impegnato contro il racket e le collusioni con la 'ndrangheta ma chiede allo Stato un impegno maggiore sulle cosiddette white list, gli elenchi con l'indicazione delle imprese sane e non contaminate dalla 'ndrangheta cui è possibile rivolgersi per le forniture, i subappalti ecc. Lancia l'ennesimo appello al presidente della regione Calabria affinché siano sbloccati quei provvedimenti che possono ridare fiato al settore delle costruzioni in particolare e all'intero settore industriale della regione. Francesco Cava, presidente dell'Ance Calabria, l'associazione degli imprenditori edili, reggente di Confindustria Calabria in attesa che venga eletto il nuovo presidente, è alle prese con una serie di nodi da sciogliere e difficoltà che hanno investito le imprese della regione e in qualche caso anche l'associazione.
giovedì 15 settembre 2011
'Ndrangheta. Pignatone: a Reggio Calabria va di scena la strategia della confusione
dal Quotidiano della Calabria
REGGIO CALABRIA – Da un 2010 da paladini della giustizia a un 2011 da “manovratori” della giustizia. Dalle stelle alla polvere, o meglio al fango. Fino a quando la Procura di Reggio Calabria, guidata da Giuseppe Pignatone, ha preso provvedimenti nei confronti di malavitosi ha incassato il plauso unanime di tutti. Poi quando l'azione dei magistrati ha investito organi dello Stato e professionisti le cose sono misteriosamente cambiate. Tutto in meno di un anno. Dopo la pausa estiva la Procura si rituffa nel mare magnum di carte. Il rientro è diverso da quello dello scorso anno. Era l'anno delle minacce: la bomba alla Procura generale del 3 gennaio, al termine dell'estate, il 26agosto,l'esplosione dell'ordigno davanti al portone d'ingresso dell'abitazione del procuratore Salvatore Di Landro, il 5 ottobre il bazooka fatto ritrovare nei pressi della Procura e “indiriz zato” a Pignatone. Sono questi i casi più eclatanti. Da non trascurare comunque altri episodi. Dopo la visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del 21 gennaio avvenne il ritrovamento lungo il percorso di un'autovettura imbottita di armi e ordigni. E poi altre intimidazioni ai magistrati reggini. Episodiche si riassumono in un'unica frase: la ‘ndrangheta aveva reagito all'assalto massiccio dello Stato.
REGGIO CALABRIA – Da un 2010 da paladini della giustizia a un 2011 da “manovratori” della giustizia. Dalle stelle alla polvere, o meglio al fango. Fino a quando la Procura di Reggio Calabria, guidata da Giuseppe Pignatone, ha preso provvedimenti nei confronti di malavitosi ha incassato il plauso unanime di tutti. Poi quando l'azione dei magistrati ha investito organi dello Stato e professionisti le cose sono misteriosamente cambiate. Tutto in meno di un anno. Dopo la pausa estiva la Procura si rituffa nel mare magnum di carte. Il rientro è diverso da quello dello scorso anno. Era l'anno delle minacce: la bomba alla Procura generale del 3 gennaio, al termine dell'estate, il 26agosto,l'esplosione dell'ordigno davanti al portone d'ingresso dell'abitazione del procuratore Salvatore Di Landro, il 5 ottobre il bazooka fatto ritrovare nei pressi della Procura e “indiriz zato” a Pignatone. Sono questi i casi più eclatanti. Da non trascurare comunque altri episodi. Dopo la visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del 21 gennaio avvenne il ritrovamento lungo il percorso di un'autovettura imbottita di armi e ordigni. E poi altre intimidazioni ai magistrati reggini. Episodiche si riassumono in un'unica frase: la ‘ndrangheta aveva reagito all'assalto massiccio dello Stato.
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